L'esperienza di Alta Formazione al CNR ISPC
Ottobre 2022
Il Nord Africa durante l’Olocene Medio: uno studio della mobilità attraverso un approccio archeometrico
Il mio interesse verso l’archeometria e lo sfruttamento delle materie prime nel passato è nato negli anni della mia formazione all’Università degli Studi di Napoli L’Orientale. È stato soprattutto grazie ai corsi offerti dall’Ateneo e alla partecipazione alle campagne di scavo nell’ambito di diversi progetti di ricerca che questo mio interesse è stato approfondito, fino alla scelta del tema da sviluppare per la mia tesi di laurea magistrale nell’ambito della quale ho avuto l’opportunità di effettuare uno studio sulle fonti di approvvigionamento dei graniti in Sudan Orientale durante III e il II millennio a.C.
Successivamente alla laurea ho iniziato ad ampliare i miei interessi di ricerca ai contesti olocenici dell’Africa mediterranea e, di conseguenza, alle materie prime sfruttate localmente, soprattutto la selce e l’ossidiana, per meglio comprendere le strategie di sfruttamento del territorio e la mobilità dei gruppi umani. Partendo da questi presupposti, ho sviluppato il progetto di ricerca “Esseri umani e territorio: mobilità e utilizzazione delle risorse in Nord Africa durante l’Olocene Medio attraverso un approccio archeometrico” nell’ambito del corso del Dottorato di Ricerca in Patrimoni Archeologici, Storici, Architettonici e Paesaggistici Mediterranei (PASAP Med) promosso dall’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, dall’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del CNR e dal Politecnico di Bari.
Le attività di ricerca sono seguite, in qualità di tutor, da Giulio Lucarini, ricercatore CNR ISPC della sede di Roma, e in qualità di co-tutores da Donatella Barca, professoressa dell’Università della Calabria e da Francesco Paolo Romano, primo ricercatore e responsabile del laboratorio XRAYLab del CNR ISPC della sede di Catania.
L’obiettivo principale della mia ricerca è quello di produrre uno studio diacronico relativo alla mobilità umana connessa alle strategie di approvvigionamento e gestione delle materie prime per la produzione di manufatti litici in selce e ossidiana nell’Africa mediterranea dal VI al III millennio a.C. Queste materie prime sono, infatti, elementi chiave per far luce sulle complesse relazioni tra esseri umani e territorio nel passato. I tre siti scelti come campione di analisi sono Doukanet el Khoutifa in Tunisia, Eliopoli in Egypt e Oued Beht in Marocco.
I tre contesti oggetto di studio sono tutti riferibili all’arco cronologico che copre l’Olocene Medio (6200-2200 a.C.), un periodo di transizione caratterizzato da profondi cambiamenti climatici, ambientali e socio-culturali, durante il quale le economie di caccia, raccolta e pesca lasciano il passo alle prime esperienze produttive, fino alla comparsa delle prime società complesse.
Nel corso di questo primo anno di dottorato, ho preso parte a due campagne di ricerca, la prima presso Oued Beht in Marocco, dove si è svolta un’intensa attività di ricognizione, mappatura e campionamento dei manufatti litici su tutta l’area del sito archeologico. Nelle sedi dell’Institut National du Patrimoine (INP) di Tunisi, Sousse ed El Jem, è stata, invece, condotta una campagna di studio e campionamento dei materiali geologici e archeologici in selce e ossidiana, provenienti dal sito di Doukanet el Khoutifa e dalle aree ad esso limitrofe. Nuove campagne di indagine, che includeranno anche il sito egiziano di Eliopoli, saranno previste durante il secondo anno di dottorato.
Tutti i campioni in selce saranno analizzati presso il Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra dell’Università della Calabria, sotto la supervisione della prof.ssa Donatella Barca. Questi materiali saranno studiati attraverso l’uso di un microscopio ESEM che consentirà di determinare la composizione mineralogica e osservare la texture dei campioni. Saranno, inoltre, effettuate analisi geochimiche tramite spettrometria di massa a plasma accoppiato induttivamente (ICP-MS); questa tecnica restituisce la concentrazione degli elementi in traccia e ultratraccia attraverso la polverizzazione di una minima parte del campione.
Il ritrovamento di manufatti di ossidiana in Tunisia, materia prima che, contrariamente alla selce, non presenta fonti nelle regioni dell’Africa mediterranea, ma che è presente a Pantelleria e Lipari, ci conferma l’esistenza delle prime attività di navigazione nel Mediterraneo centrale, con particolare riguardo al canale di Sicilia. Dato che ogni fonte di ossidiana è caratterizzata da una peculiare composizione chimica, il confronto tra la concentrazione degli elementi maggiori e in traccia dei manufatti archeologici con quella dei campioni geologici consente di individuare con estrema precisione l’origine dell’ossidiana utilizzata per la produzione dei manufatti. L’analisi dell’ossidiana sarà condotta attraverso la stessa tecnica ICP-MS utilizzata per la selce, in questo caso con ablazione al laser, e attraverso analisi di diffrazione a raggi X (DRX) e fluorescenza a raggi X (XRF), che effettuerò presso il laboratorio XRAYLab del CNR ISPC di Catania.
Adelaide Marsilio
Dottoranda del corso in Patrimoni archeologici, storici, architettonici e paesaggistici mediterranei (PASAP Med) | 37° ciclo.