Calamità naturali e paesaggio urbano: una mostra documentaria sul terremoto del 1930 nel Vulture in Basilicata
Punto di approdo di un percorso di ricerca iniziato venti anni fa su un vastissimo ed allora inesplorato fondo archivistico, la mostra documentaria “Il Terremoto Irpino del 23 luglio 1930 nel Vulture”, curata dal CNR ISPC della sede di Potenza intende raccontare il rapporto tra calamità naturali e paesaggio urbano: come un evento catastrofico è in grado di modificare, oltre il paesaggio urbano, il contesto sociale, economico e normativo?
La Mostra “Il Terremoto Irpino del 23 luglio 1930 nel Vulture”
Con il patrocinio del Comune di Melfi e della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA), la mostra documentaria “Il Terremoto Irpino del 23 luglio 1930 nel Vulture” è curata dal CNR ISPC della sede di Potenza con la collaborazione dell’Archivio di Stato di Potenza che ha fornito il materiale documentario e dell’Archeoclub di Melfi che ha supportato la logistica e l’allestimento.
La mostra è il punto di approdo di un percorso di ricerca sul terremoto del 1930 iniziato da Fabrizio T. Gizzi, ricercatore CNR ISPC e responsabile scientifico della mostra, nel 2002 su un vastissimo e allora inesplorato fondo archivistico (Fondo Genio Civile) custodito presso l’Archivio di Stato di Potenza.
Gli studi hanno condotto alla pubblicazione di numerosi contributi scientifici di rilevanza internazionale e nazionale sul tema.
Il drammatico lascito del terremoto
Il terremoto (Mw=6.67; Io=X MCS) colpì in particolare le province di Avellino, Potenza (zona cosiddetta del Vulture) e Foggia. Furono registrati 1404 morti, prevalentemente nella provincia di Avellino (1052), di Potenza (214) e Foggia (108). Ingenti furono i danni al patrimonio edilizio, sia residenziale sia pubblico e monumentale.
L’obiettivo della Mostra
Una mostra documentaria con l’obiettivo di trasmettere alla società, in particolare alle giovani generazioni, i risultati degli studi condotti.
Raccontare il rapporto tra calamità naturali e paesaggio urbano: come un evento catastrofico è in grado di modificare il paesaggio urbano e il contesto socio-economico; come determina un’evoluzione normativa e procedurale nell’affrontare una calamità.
Il fine ultimo è quello di provare a sensibilizzare la percezione della popolazione sui rischi naturali ed in particolare sui rischi sismici, ancora bassa in Italia.
I dati raccolti dall’archivio organizzati in quattro focus
La ricchezza della documentazione archivistica sul terremoto, con particolare riguardo all’esteso Fondo Genio Civile, studiato approfonditamente dall’ISPC a partire dal 2002, ha consentito di strutturare una mostra articolata in quattro principali macro-aree tematiche:
- il terremoto e la stampa;
- gli effetti sulla popolazione, i soccorsi, i danni all’edilizia privata;
- l’attività di ricostruzione;
- l’edilizia pubblica e monumentale, i danni ed i restauri.
L’esame della nutrita documentazione archivistica ha evidenziato, ad esempio, come nell’area del Vulture la fase di rilievo del danno iniziò nell’immediato post-sisma e fu piuttosto rapida. In circa nove mesi, infatti, raggiunse quasi il 95% dell’edificato residenziale totale da censire; i lavori di riparazione iniziarono subito dopo il terremoto e metà delle abitazioni furono oggetto di interventi entro circa un anno dalla data del terremoto e nella maggioranza dei casi (≈90%) si conclusero dopo circa tre anni.
Dove e come visitare la mostra
Allestita presso Palazzo Donadoni-Museo Civico della Città di Melfi (Potenza, Basilicata), la Mostra si articola in 6 sale tematiche, 2 sale multimediali per la fruizione di contenuti digitali e di testimonianze dirette ed indirette del terremoto, 60 pannelli espositivi, per un totale di 48 metri quadrati, e 12 pannelli introduttivi alle singole aree di interesse.
La mostra sarà visitabile fino al 30 giugno 2022, dal martedì alla domenica dalle 10:00-12:30 e 15:00-18:00. Per gruppi estesi è richiesta la prenotazione al seguente indirizzo: archeolucana@gmail.com
L’accesso sarà consentito nel rispetto della Normativa anti Covid-19 vigente al momento della visita.
Contatti
Fabrizio Terenzio Gizzi, ricercatore CNR ISPC e responsabile scientifico della mostra “Il Terremoto Irpino del 23 luglio 1930 nel Vulture”
E-mail: fabrizioterenzio.gizzi@cnr.it