Archeologia musicale: quando la tecnologia svela i suoni del passato

In che modo le tecnologie digitali basate su modelli 3D e sulla simulazione sonora possono migliorare lo studio degli strumenti musicali antichi rispetto ai metodi tradizionali? Quali sono le principali sfide e le limitazioni a questa ricerca? E quali prospettive si aprono attraverso la tecnologia per l’archeologia musicale, l’archeoacustica e l’archeologia del suono?

Alcuni antichi strumenti musicali sono giunti fino a noi, ma il loro stato di conservazione non permette di suonarli e ascoltarne il suono originale. Grazie alla combinazione di metodi appartenenti all’ambito umanistico, scientifico e artistico, siamo oggi in grado di disporre di strumenti tecnologici per ricreare quei suoni o almeno fornirne una stima attendibile.

Nel corso degli ultimi anni, molti studiosi hanno dedicato le loro ricerche a questi temi, utilizzando diversi approcci e raggiungendo risultati differenti. Tuttavia, la ricerca ha avuto un comune denominatore: esplorare le possibilità offerte dalle tecnologie digitali basate su modelli 3D e di simulazione sonora, ampliando la nostra conoscenza sugli strumenti musicali antichi e superando le metodologie tradizionali.

Infatti, fino a tempi recenti, gli strumenti musicali antichi sono stati studiati prevalentemente attraverso le immagini. Di conseguenza, sono stati spesso rappresentati come oggetti bidimensionali e statici. Le loro caratteristiche come la dimensione, la decorazione, le proporzioni avevano la priorità rispetto ai processi materiali, alle caratteristiche sonore, alle tecnologie di produzione, alle modifiche post-produzione, e alla circolazione di questi speciali oggetti.

Attraverso metodi computazionali per la gestione dei modelli 3D, oggi si è in grado di effettuare analisi accurate delle superfici degli strumenti musicali ancora conservati, dei loro volumi, delle strutture interne e della densità dei materiali usati per la costruzione da parte di artigiani che dovevano possedere speciali abilità e conoscenze tecniche. Essendo non invasivi, questi metodi superano le limitazioni dovute alla fragilità degli strumenti antichi, consentendo lo studio delle misurazioni e della morfologia originaria di questi oggetti.

Una delle attività di ricerca portate avanti dal CNR ISPC ha affrontato queste tematiche ed ha analizzato le varie soluzioni e possibilità offerte dalle tecnologie digitali per lo studio degli strumenti musicali antichi. L’indagine è stata condotta dalla ricercatrice Angela Bellia che si è concentrata in particolare su uno strumento a fiato in osso del VI sec. a.C., straordinariamente ben conservato: si tratta dell’aulos, rinvenuto in una tomba dell’antica città di Poseidonia e oggi conservato al Museo archeologico nazionale di Paestum. Attraverso una Tomografia Assiale Computerizzata (TAC) la ricercatrice e il suo team di lavoro hanno ottenuto modelli 3D ad altissima risoluzione che hanno consentito l’analisi in ambiente virtuale e la realizzazione di copie dello strumento stampate in polimero. Inoltre, per ricreare l’aspetto completo dell’aulos è stato effettuato un restauro virtuale che ha comportato lo studio di tutte le informazioni disponibili, dalle fonti scritte a quelle iconografiche.

I risultati di questo pionieristico lavoro di ricerca sono stati pubblicati ad accesso aperto come numero speciale della rivista Archeologia e Calcolatori e presentati nel corso di uno dei Webinar CNR ISPC on Air dal titolo From the Digitalisation to the Virtual Reconstruction and Sound Simulation of Ancient Musical Instruments: Methods, Results, Perspectives. Per la prima volta tutti i dati della ricerca su uno strumento musicale del mondo antico sono stati messi a disposizione non soltanto della comunità scientifica, ma anche di tutti gli interessati alle tematiche riguardanti l’archeologia musicale e l’esplorazione dei suoni perduti del mondo antico.

L’articolo pubblicato in open access Computed Tomography and Handcrafting Processes of An Ancient Musical Instrument: The Aulos from Poseidonia ha, per la prima volta, incluso anche i modelli 3D dello strumento a fiato. Questa scelta è stata intrapresa in linea con l’adozione dei principi FAIR, le linee guida fondamentali per la gestione dei dati scientifici, promosse per migliorare la reperibilità, l’accessibilità, l’interoperabilità e il riutilizzo dei dati digitali.

Nel caso della pubblicazione dei dati riguardanti lo strumento a fiato poseidoniate, i dati scientifici dello studio condotto dal CNR ISPC sono stati indispensabili per il lavoro del liutaio Max Brumberg che ha realizzato una copia in osso dell’aulos, successivamente affidata all’abilità tecnica del musicista Callum Armstrong che ha eseguito il brano “Improvisation in the Greek Enharmonic Modes on the Poseidonia Aulos”, restituendo la sonorità a un oggetto rimasto in silenzio per oltre 2500 anni.

Guarda il video del musicista Callum Armstrong che ha eseguito il brano “Improvisation in the Greek Enharmonic Modes on the Poseidonia Aulo”.